Sono nato nel 1950 in provincia di Firenze, ma ho vissuto quasi sempre a Torino, dove giunsi con la mia famiglia sul finire degli anni ’50.
Laureatomi in giurisprudenza, nel febbraio ‘78 ˗ dopo il servizio militare, un primo lavoro e il superamento del concorso per l’ingresso in magistratura ˗ iniziai il relativo servizio, svolto sempre a Torino, dove abito tuttora con mia moglie Rosamaria.
Fui giudice, penale, del Tribunale di Torino dal 1978 ai primi mesi del 1986. Ebbi la fortuna di lavorare anche con autentici maestri come Elvio Fassone, che poi sarebbe divenuto senatore della Repubblica, e Vladimiro Zagrebelsky, in seguito giudice della Corte Europea per i diritti dell’uomo. Mi occupai di molte e varie materie, quali i reati contro la pubblica amministrazione, di criminalità organizzata, contro la persona e la famiglia (abusi, maltrattamenti). Fui anche giudice a latere in alcuni processi in Corte d’Assise. Poi maturai la decisione di lavorare in un ambito diverso, che conoscevo poco ma mi sembrava di particolare interesse, quello minorile, e nell’aprile 1986 divenni giudice del Tribunale per i minorenni di Torino.
In quegli anni il T.M. di Torino si occupò della vicenda di Serena Cruz, una bimba filippina falsamente riconosciuta come figlia da un cittadino italiano, che così l’aveva condotta in Italia e inserita nella propria famiglia. L’allontanamento di Serena da essa e la successiva adozione della bambina da parte di un’altra coppia provocarono un dibattito a livello nazionale, anche per la presa di posizione, decisamente contraria, della scrittrice Natalia Ginzburg (anni dopo Gustavo Zagrebelsky avrebbe richiamato la vicenda nel suo libro Il diritto mite).
Dal 1990 al 1998 fui sostituto procuratore minorile presso il medesimo Tribunale. Ancora una volta fui fortunato: il procuratore della Repubblica era Graziana Calcagno. Poi tornai in Tribunale, dove mi occupai, come già negli anni ’80, sia di civile che di penale; ma, questa volta, con prevalenza del penale, quale incaricato della Sezione Gup (giudice dell’udienza preliminare, che in ambito minorile è collegiale: un magistrato e due giudici onorari).
Nel 2001 mi occupai, quale presidente di tale collegio, del processo a carico di Erika e Omar per i delitti (due omicidi) compiuti da quella coppia di adolescenti a Novi Ligure (altro caso di rilievo nazionale). Scrissi la sentenza (di condanna di entrambi), che divenne definitiva dopo le conferme in Appello e in Cassazione.
Nell’ottobre 2005 assunsi le funzioni di procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino (ormai, a livello di denominazione ufficiale, del Piemonte e della Valle d’Aosta). Le svolsi fino al dicembre 2009, avendo deciso, dopo quattro anni di quell’incarico direttivo (che avvertivo come di chiusura del ciclo di impegno diretto negli uffici giudiziari minorili), di trasferirmi ad altro ufficio, la Procura Generale della Repubblica in Torino. Sono rimasto lì fino al pensionamento, scattato, per mia scelta, il 1° agosto 2014.
In tale ultimo ufficio, pur occupandomi, come nei primi anni in magistratura, di materie molto varie (ho anche seguito, con Raffaele Guariniello e altri due magistrati, il processo d’appello per la vicenda Eternit-Casale Monferrato), ho trattato, comunque, anche procedure minorili.
Ho optato per il pensionamento anticipato anche per la volontà di occuparmi in forme ancora diverse del mondo minorile, cruciale nella mia esperienza di lavoro e di vita.
Nell’ottobre 2015 l’editore Franco Angeli pubblicò il mio saggio Giustizia e ingiustizia minorile. Tra profonde certezze e ragionevoli dubbi e a maggio 2018 l’editore Manni ha pubblicato il mio romanzo Messa alla prova.
Da molti anni collaboro con la rivista interdisciplinare Minorigiustizia e negli ultimi anni anche con Questione Giustizia (on line). Quale socio dell’Aimmf, l’Associazione nazionale dei magistrati per i minorenni e la famiglia, seguo da anni Tuttinrete, Tavolo interdisciplinare e interprofessionale sul tema minori & informazione.
Ennio Tomaselli