Scrittore/ex magistrato.

Ma chi è davvero uno scrittore? Ci sono dei requisiti standard relativi al tipo di scrittura o ai canoni della professione?

Che un ex magistrato si sia messo a scrivere un romanzo non è una cosa poi tanto nuova. Ci sono illustri precedenti.

Per me è stata una scelta di novità, perché dentro di me è stato come voler cambiare canale di comunicazione e anche di sintonizzazione con il pubblico.

Dopo l’esperienza di Giustizia e ingiustizia minorile, che a suo modo è stata molto istruttiva, ho sentito che dovevo far emergere un aspetto comunicativo da me troppo trascurato e forse anche un po’ represso, un po’ per necessità e un po’ per scelta. Dovevo infatti riuscire a far parlare le emozioni e le suggestioni legate al racconto di una storia fatta di tante altre storie intrecciate.

Sicuramente una fiction, anche se è innegabile che vi sono confluiti gli echi o le immagini di tante vicende che sono passate negli anni davanti ai miei occhi e che hanno lasciato in me tanti solchi di emozioni.  Ora che Messa alla prova è uscito sento proprio il dovere di presentarlo in giro, perché chi desiderasse leggerlo possa farlo senza incappare in equivoci o preconcetti.

Non vuole essere un romanzo a tesi: racconta, attraverso vari punti, di vista il vissuto di tante persone di diverse età, vissuto che converge sicuramente sul tema del giusto/ingiusto. Non tanto o non soltanto il giusto secondo la legge, ma la giustizia, se posso osare, considerata quasi da un punto di vista filosofico, cioè nella ricerca della sua essenza e verità nella vita concreta e nelle vicende spesso dolorose di chi alla giustizia amministrata dalla legge si accosta e da chi per ruolo la deve amministrare.

Una messa alla prova collettiva di verità; cioè, credo, il compito di ciascuno di noi nella vita.