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“Intanto il treno, pur arrancando nella campagna fradicia di pioggia, era ormai in vista di Novara.” (Messa alla prova, Lato arrivi, p.22) 

“…ma solo essere lì gli consentiva di farsi beatamente abbagliare da quella luce intensissima e di ammirare l’ordine di quei campi ben coltivati e i colori dei fiori nei giardini delle case […] non era il Paradiso terrestre, ma raramente aveva provato sensazioni così dolci” (Messa alla prova, Serena, p.182).

 

Novara e Asti: città diverse ma con molti elementi comuni nella loro storia. Città romane, hanno sperimentato le lotte comunali e la difficoltà di destreggiarsi tra i signori del momento, per poi entrare entrambe, per vie differenti, nel dominio dei Visconti e, successivamente, dei Savoia. Nella storia più recente, anche due territori di Repubbliche partigiane a cui tutti dobbiamo molto.

Ma non volevo fare una lezione di storia; che d’altronde era, almeno ex cathedra, materia di mia moglie e non mia.  Anch’io, come i personaggi di Messa alla prova, mi sono avvicinato a quei territori guardandoli da un finestrino. Sotto la minaccia del temporale, tra le risaie già gonfie di pioggia verso Novara; sotto il sole cocente della prima estate nella campagna di Asti. Ho cercato, per qualche ora, di condividerne le atmosfere.

Ho portato, infatti, i personaggi di Messa alla prova in trasferta anche lì e devo dire che si sono trovati benissimo. Del resto, quel viaggio, alcuni di loro, l’avevano già fatto…

A Novara hanno avuto anche l’onore di entrare con me nello storico e illustre cortile del Broletto e al Circolo dei lettori sono stati circondati dall’ interesse amichevole e dalla condivisione partecipe del pubblico. Del resto Novara, con il suo Palagiustizia ai margini della città, ritorna spesso nelle pagine del romanzo: è una Novara vista come punto d’arrivo/partenza di itinerari pendolari, come luogo di incontri, anche come punto fermo di decisioni e di ripartenze di vita nuova.

Asti compare nel romanzo come il territorio quieto delle villette e dei giardini in cui Serena, la sorella di Vito, ha costruito la sua nuova esistenza, operosa e apparentemente appagata.

Io autore, invece, ho salito i gradini dello scalone seicentesco del Municipio e ho ammirato la sala Platone, affrescata, dove un tempo fu amministrata la giustizia ma anche dove le lotte contadine diedero vita a fine ‘700 alla breve e gloriosa “Repubblica Astese”. Oggi è intitolata al partigiano che fu il primo sindaco del dopoguerra.

Ancora una volta, in differenti scenari e ambientazioni, ho trovato l’accoglienza e l’interesse di tanti operatori, che già avevano letto il libro o che lo volevano conoscere avendo percepito che vi avrebbero ritrovato anche la loro realtà ed esperienza.

Certamente una fiction, quale è un romanzo, rappresenta e racconta, non fotografa. Forse riesce, però, a comunicare i sentimenti, oltre alle emozioni, di chi nelle storie e nelle vite degli altri deve entrare e operare per dipanare matasse o per spianare qualche piccolo sentiero di speranza.

Ancora una volta, nel mio peregrinare letterario sono stato confortato da una grande empatia per i personaggi o, senz’altro, per il loro autore. Il che mi conforta tantissimo perché in controtendenza rispetto all’ordinaria, crescente, difficoltà di entrare in contatto, di avere condivisioni autentiche e non virtuali, di entrare nelle storie in modo congruo rispetto alle necessità, di affrontare insieme, istituzioni e comunità civile, soprattutto il crescente disagio di giovani e adolescenti.

Un disagio preoccupante, che indubbiamente ci chiama in causa, come adulti prima ancora che come operatori. E allora è proprio vero, reale (ma dentro di me lo sapevo già…), che dobbiamo “andare in prima linea” e metterci alla prova tutti, uscendo da schemi o percorsi consolidati nel tempo e nelle abitudini, per essere in grado prima di vedere e poi di affrontare i nuovi problemi.

Per me scrivere Messa alla prova (e andare a proporlo in tanti luoghi differenti) ha rappresentato certamente un segnale concreto in questa direzione. Spero che il mio sforzo coinvolga e aiuti altri, come mi è stato detto, a “trovare in un racconto il coraggio per nuove storie”. Nuove storie supportate certamente dall’impiego di nuove risorse e intessute di nuove esperienze; ma con la garanzia dei piccoli successi che nascono da tutte le speranze quando sono davvero condivise.