Mai come in questi ultimi mesi sono di moda i filosofi. Compaiono ovunque, sui giornali, nei dibattiti e persino nelle serie televisive di successo. Animano discussioni, muovono critiche, dissertano su tutto … Forse è giusto così, se è vero che la filosofia è l’amore per la conoscenza, per ogni sapere. Tuttavia è lecito alla filosofia dissertare su argomenti diversi da quelli del proprio campo consueto, con metodo non tradizionalmente argomentativo ma neppure scientifico? I filosofi della scienza, poi, avrebbero molto da dire circa le differenze tra metodo scientifico e argomentazioni filosofiche …
In alcuni casi, però, si ha l’impressione che si stia tentando di rendere anche la filosofia argomento accessibile per le quattro chiacchiere quotidiane, di proporla come disciplina autonoma polivalente, più che come ambito di riflessione, ricerca di metodo e proposta di quesiti di approfondimento. Tutto è stato scatenato a partire dalla variante o, omicron con il nome dell’alfabeto greco, rispolverato per l’occasione perché chiamarlo con il nome della regione di provenienza, come si è fatto fino alla variante inglese, non seguirebbe la regola del politically correct.
Che cos’è omicron? Una variante del virus che ci assedia, ancor più pericolosa? Più contagiosa? Nata come effetto dovuto alla diffusione tra persone che avevano già problemi di immunodeficienza? Non si sa, la scienza chiede tempo per rispondere. L’analisi dei fatti e il confronto dei dati devono procedere nel tempo.
Intanto dalla memoria dei miei coetanei riemerge un film di Gregoretti, degli anni ’60, intitolato per l’appunto Omicron. Era ambientato a Torino, protagonista l’alieno Omicron che si impadroniva del corpo di un operaio, trovato apparentemente morto, per inserirsi nel mondo umano del lavoro e, tramite il conformismo e il boicottaggio degli scioperi, guidare la conquista del pianeta Terra da parte degli alieni. Una efficace parodia della fantascienza e dei mondi distopici di allora, popolati da invasioni aliene; nello stesso tempo una metafora della società del boom economico, tra lotte operaie e sviluppi incontrollati del capitalismo industriale, nella città simbolo della grande industria.
Noi oggi, invece, da quasi due anni viviamo con quella che percepiamo come una invasione contro le nostre abitudini, operata da un virus sconosciuto, di provenienza dubbia, per qualcuno addirittura alleato dei poteri forti, schierati contro il nostro mondo e le nostre piccole, presunte, libertà per renderci docili e succubi. Eppure i virus sono gli abitanti più longevi della terra, quelli più diffusi da millenni, che, tramite salti di specie, da sempre si moltiplicano o mutano, portando mutamenti di vita intorno a loro e, a loro modo, forse anche contribuendo ai cambiamenti delle società. E se gli alieni fossimo noi, che non riusciamo ad accettare la realtà di essere ospiti nel nostro mondo come tante altre realtà biologiche? E se omicron fossimo proprio noi, abitatori estranei e tutto sommato poco empatici rispetto all’ambiente che ci circonda? L’alfa e l’omega del mondo sono stati e saranno sempre popolati da virus e nuovi virus, specie se la realtà del cambiamento climatico proseguirà indisturbata.
Non c’è bisogno, però, di scomodare le lettere dell’alfa e dell’omega di tradizione religioso- apocalittica per capire che davvero tutto sta in quel segmento che le unisce e le separa, l’inizio e la fine della vita, nostra e del mondo … Tutto dipende dal modo in cui riempiamo di vita o togliamo vita all’ambiente che ci ospita, dal modo in cui diamo senso al nostro essere immersi in quel segmento dell’esistere, da quanto ci impegniamo insieme agli altri per un progetto comune. Ecco, ci sono cascato anch’io in riflessioni filosofeggianti (si fa per dire…). Che anche questa sia un’epidemia? (pandemia non direi ancora). E se quell’ o fosse solo una particella tra le infinite possibilità per farci pensare?
Non sarebbe una brutta malattia, a patto di saper adoperare i giusti metodi per i giusti contenuti, di rispettare le differenti competenze di analisi. Non una cosa da poco, di cui avremmo tanto bisogno. In fondo, nel film di Gregoretti anche Omicron, l’alieno “ospite” di un uomo, l’operaio Trabucco, prendeva coscienza della sua situazione innamorandosi di un’umana …
Sarebbe bello, anche per noi, acquistare, se non proprio amore, almeno un po’ più di rispetto del sapere, per riuscire nella nostra missione di uomini, sempre alla ricerca di risposte ma anche di domande. Domande da proporre e discutere con più umiltà, visto che di questo mondo non siamo i proprietari e nemmeno i principali coinquilini.