“Dvorak pensava all’America, ma per noi il nuovo mondo deve ancora venire”: parole ascoltate direttamente dalla voce di Primo Levi, uscita dallo scrigno delle teche Rai, che hanno commentato l’esecuzione della Sinfonia dal Nuovo mondo. Il concerto, tenutosi alla vigilia dell’inaugurazione del Salone del libro di Torino 2021, è stato pensato come sottolineatura del titolo di esso, Vita Supernova; un titolo come augurio di rinnovamento, auspicato come rinascita, come nuovo mondo possibile, proposto attraverso l’arte e la cultura. Proposto, tuttavia, non solo ai visitatori, in attesa da due anni, ma a tutti, alla ricerca come siamo della tranquillità del prima, consapevoli – seppur confusamente – che il dopo non dovrebbe essere uguale, se davvero vogliamo realizzare una vita supernova.
Lo scrittore Javier Cercas, presente all’evento, ha ricordato come dopo l’epidemia di “spagnola”, dei primi del ’900, vi sia stata una fioritura di opere letterarie, alcune rimaste come capolavori indiscussi, quelli che tutti hanno letto e leggono.
Le proposte del Salone quest’anno sono state, come e più del solito, molto variegate. Vista l’accoglienza del pubblico, è emersa la prova che anche in un’era social come la nostra (in cui, in fondo, tutte le opere e gli autori sono raggiungibili con un clic) la comunicazione in presenza, la fisicità dei libri e il suono delle voci sanno coagulare emozioni e suscitare sentimenti. Con l’aggiunta del piacere quasi fisico di fare qualcosa come prima.
Nel mio piccolo, anch’io sono stato coinvolto da questa Vita Supernova: cinque giorni di incontri, di contatti, anche di sorrisi, pur dietro le immancabili mascherine. Ho rivisto “la mia casa editrice”, nelle persone che l’hanno fondata o che ora la mandano avanti con tenacia nonostante le difficoltà del periodo e del mercato; così come gli amici e i conoscenti che sono venuti alla presentazione di Un anno strano, portando il loro sostegno.
Ho avuto anche la soddisfazione di ascoltare gli apprezzamenti di una scrittrice quale Margherita Oggero e le riflessioni sempre ricche (e messe alla prova nella realtà) di Franco Prina. Un ottimo bilancio, dunque, che spinge inevitabilmente a nuovo impegno. Quell’impegno di scrittura che è anche testimonianza, resa, come ho detto rispondendo a una domanda, anche mettendo a frutto immaginazione e fantasia. La cultura parla e trasforma, a patto di condividerla il più possibile, di farla “girare”, tra emozioni comunicate e altre condivise.
Le immagini del brevissimo video (v. link) tentano di testimoniare quell’atmosfera e, anche da parte mia, quelle speranze di continuità d’impegno verso un mondo nuovo. Anche, semplicemente, scrivendo romanzi.